The P!nk R00m

domenica 15 marzo 2009

Marcegaglia: "Soldi veri per non fallire"

Dalla platea di Palermo, al convegno delle piccole imprese, quindi da quel Sud che maggiormente soffre la crisi, la Marcegaglia si è rivolta direttamente al presidente del Consiglio, al quale ha già chiesto un incontro, richiamandolo «alla gravità della situazione» e esortandolo a «sostenere le imprese». E dopo il convegno la telefonata di Berlusconi è arrivata e l'incontro è stato fissato per martedì prossimo. Il rischio ventilato dalla presidente degli industriali è che «se non si agisce in fretta, tante aziende, nei prossimi mesi, possano fallire e che si perdano tanti campioni del made in Italy».

La Marcegaglia ha detto di essere consapevole delle difficoltà del bilancio pubblico ma «gli imprenditori vogliono continuare a investire e proprio per questo i soldi a sostegno delle imprese devono essere veri, certi e arrivare subito». La richiesta non è di sussidi «ma di ossigeno per superare la tempesta e poi essere in grado di cavalcare la ripresa» che, si dice certa, «arriverà a fine anno». Quindi «bene gli ammortizzatori sociali e l'aumento dell'indennità per i cocopro ma questi diventano inefficaci se le imprese chiudono». Confindustria ha messo in guardia dal «neostatalismo disordinato e invadente e dal protezionismo» che impediscono «una crescita sana e duratura».

La Marcegaglia ha indicato come strada da seguire «un patto a tre: le imprese devono aumentare i mezzi propri; il governo deve dare sgravi fiscali a chi si patrimonializza e investe nella propria azienda e le banche devono mantenere il credito». In una situazione di difficoltà oltre alla collaborazione tra tutti i soggetti, occorre un clima di tranquillità nel rapporto tra le istituzioni. «Non vogliamo vedere i conflitti istituzionali a cui assistiamo oggi ma una grande collaborazione tra Bankitalia e governo, tra banche e imprese» ha detto il presidente degli industriali rimarcando che «il credito è essenziale per la sopravvivenza delle imprese e quindi è la priorità assoluta».

Una precisazione che è venuta a risposta dell'ipotesi lanciata dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti di affidare la vigilanza delle banche alla Bce e non più a Bankitalia. Intanto da Londra al G20 finanziario, Tremonti lancia l'allarme export che definisce «il problema dei problemi». La situazione del commercio internazionale, «è simile al dopo 11 settembre, quando tutto si fermò. Se c'è domanda, investi, anche se i tassi sono alti. Se non c'è richiesta, questo non avviene». Tremonti fa molto affidamento sul piano casa: «Un contributo alla crescita - dice - lo darà la nuova normativa sull'edilizia». Quanto ai lavori del G20 il ministro dell'Economia minimizza la differenza di vedute tra Usa ed Europa con gli Stati Uniti che premono, appoggiati dalla Gran Bretagna, per nuove misure di stimolo e il resto dell'Europa che vuole prima verificare gli effetti di quelle già approvate.

Fonte: www.iltempo.ilsole24ore.com/

scusate per l'assenza

volevo chiedere scusa a tutti i miei lettori per avervi lasciati soli....ma sono tornata più agguerrita di prima

domenica 28 dicembre 2008

Buon Natale @ Tutti!!!!!



domenica 14 dicembre 2008

After Harry: Nuovo libro della Rowling


«Le Fiabe di Beda il Bardo», nuovo libro di JK Rowling, creatrice della saga di Harry Potter, sarà pubblicato in 24 lingue contemporaneamente lo stesso giorno di uscita, il 4 dicembre. Anche l’Italia sarà coinvolta in questa mega operazione editoriale grazie a un contratto esclusivo di Adriano Salani Editore (Gruppo editoriale Mauri Spagnol). È prevista anche un’edizione in braille prodotta dalla Royal National Institute of Blinde People in Regno Unito assieme alla National Braille Press negli Stati Uniti. JK Rowling sarà protagonista della festa di lancio delle «Fiabe di Beda il Bardo» a Edimburgo, dove sempre il 4 dicembre sarà organizzato un «book party» all’ora del tè. L’evento avrà luogo nella Biblioteca Nazionale di Scozia dove l’autrice leggerà estratti del libro davanti a un pubblico di bambini invitati provenienti da dieci scuole scozzesi. «Spero che ’Le Fiabe di Beda il Bardò non siano solo un regalo di benvenuto per i fans di Harry Potter, ma un’opportunità di dare ai bambini abbandonati una voce», ha detto Rowling, alludendo al fatto che i guadagni per diritti d’autore di questo libro verranno donati per scopi benefici, nello specifico al Children’s High Level Group, organizzazione inglese fondata dalla stessa Rowling e dall’eurodeputata Emma Nicholson per aiutare i bambini che vivono nei centri di assistenza sociale. La Biblioteca Nazionale di Scozia ha promosso dal 5 dicembre al 4 gennaio una mostra di una delle sette copie originali autografe delle «Fiabe di Beda il Bardo», prestate da Barry Cunningham, il primo editore della Rowling. Anche a Public LIbrary di New York verrà esibita un’altra delle sette copie originali del libro, quella appartenente ad Arthur Levine, l’editore statunitense di Harry Potter. Il 3 dicembre Arthur Levine terrà una conferenza stampa dove racconterà le sue esperienze con Harry Potter e l’emozione di essere una delle sei persone che possiedono i racconti di Beda il Bardo originali. Il nuovo libro sarà disponibile ufficialmente nelle lingue di diversi paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi, Italia, Corea, Polonia, Slovacchia, Taiwan, Repubblica Ceca, Brasile, Danimarca, Portogallo, Norvegia, Russia, Israele, Spagna, Ungheria, Grecia, Cina, Giappone, Vietnam e Finlandia. Il volume «Le Fiabe di Beda il Bardo» contiene cinque racconti magici legati alle avventure dei sette volumi della saga dell’apprendista mago Harry Potter. Nella finzione, il libro fiabesco viene lasciato da Albus Silente, preside della scuola di Hogwarts, a Hermione Granger nel settimo e ultimo libro della serie, «Harry Potter e i Doni della Morte» e rivelerà indizi cruciali per il compimento della missione di Harry Potter volta alla distruzione degli Horcrux di Lord Voldemort. Solo una delle fiabe, «La Storia dei Tre Fratelli», viene narrata nei libri della saga; le altre appaiono ora per la prima volta nella nuova opera.

Fonte: www.lastampa.it

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Harry Potter e il Principe Mezzo sangue- Il nuovo film...Rimandato!



come potete notare dal video la data di uscita del nuovo film di Harry Potter era per Novembre 2009...ma la Warner, pur ammettendo che il film era già pronto per l'uscita, ha deciso di rimandare la data (e non di poco) al 18 Luglio 2009. Pessima notizia per i fan! Pare che ci siano motivi di mosse di mercato. L'estate è stata reputata migliore come momento per l'uscita di un film per le famiglie ed inoltre si vuole avvicinare il più possibile la data a quella degli altri due film in programmazione 2010-2011 ( il 7 libro sarà diviso in due film)...ma voci di corridoio svelano che sia stato fortemente criticato il lavoro degli sceneggiatori, evidentemente serviva del tempo per apporre modifiche....in alcuni siti poi gira la voce che l'Italia abbia pagato poco per i diritti e che quindi sarà l'ultima...AH!AH!AH! WARNER VERGOGNATI!

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Morti sospette alla Facoltà di Farmacia di Catania

Omicidio e lesioni colpose: è il nuovo reato ipotizzato dall Procura di Catania che indaga su un presunto grave caso di inquinamento della facoltà di Farmacia del Policlinico universitario.
Il nuovo fascicolo è stato aperto dopo la denuncia del padre di un ricercatore di 29 anni, Emanuele Patanè, morto nel dicembre del 2003 per una neoplasia al polmone destro. Il giovane lavorava da oltre 3 anni nella facoltà dove, secondo l'accusa, dalle vasche sotterranee di raccolte di rifiuti liquidi fuoriuscivano esalazioni fortemente irritanti e nocive, create dallo smaltimento di esperimenti medicinali nei lavandini dei laboratori. Secondo quanto si è appreso sarebbero oltre una decina i casi di persone che hanno lavorato nella facoltà di Farmacia che si sono ammalati gravemente, la cui posizione è al vaglio del procuratore capo Vincenzo D'Agata e dai sostituti Lucio Setola e Carla Santocono.
Nella prima fase dell'inchiesta, che l'8 novembre scorso è sfociata nel sequestro della facoltà, sono indagate per disastro colposo nove persone, compreso l'ex rettore e attuale parlamentare del Mpa, Ferdinando Latteri. L'università di Catania e il suo legale rappresentante, l'attuale rettore Antonino Recca, sono considerate parti lese. [La Siciliaweb.it]


Memoriale di un ricercatore
MORIRE NELL'AULA DEI VELENI
di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti (Repubblica.it, 29 novembre 2008)

Lo chiamava "il laboratorio della morte". A Raffaella, la sua fidanzata, a suo padre Alfredo, lo aveva detto più volte: "Quel laboratorio sarà anche la mia tomba". Una stanza di 120 metri quadri, tre porte e tre finestre non apribili, due sole cappe di aspirazione antiche e inadeguate e tutte le sostanze killer, le sue "compagne" di studio e lavoro lasciate lì sui banconi, nei secchi, in due frigoriferi arrugginiti: acetato d'etile, cloroformio, acetonitrile, diclorometano, metanolo, benzene, con vapori e fumi nauseabondi e reflui smaltiti a man
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Lì dentro il laboratorio di farmacia dell'Università di Catania nel quale sognava di costruire il suo futuro, Emanuele, "Lele" Patanè, negli ultimi due anni aveva visto morire e ammalarsi, uno dietro l'altro, colleghi ricercatori, studenti, professori amministrativi: Maria Concetta Sarvà, giovane ricercatrice, entrata in coma mentre era al lavoro e morta pochi giorni dopo; Agata Annino stroncata da un tumore all'encefalo; Giovanni Gennaro, tecnico di laboratorio, ucciso anche lui da un tumore. E poi quella giovane ricercatrice, al sesto mese di gravidanza, che aveva perso il bambino per mancata ossigenazione. E diagnosi di tumori a raffica: per uno studente, per una docente, per la direttrice della biblioteca, per un collaboratore amministrativo. Fino a quando, nel dicembre 2003, è toccato a lui. Ad Emanuele, 29 anni, un ragazzone forte e sportivo, laureato con 110 e lode, idoneo all'esercizio della professione farmaceutica, dottore di ricerca, stroncato in meno di un anno da un tumore al polmone.
l suo diario, adesso, è finito agli atti dell'inchiesta che tre settimane fa ha portato al sequestro e all'immediata chiusura del laboratorio di farmacia dell'Università e alla notifica di avvisi di garanzia per disastro colposo ed inquinamento ambientale all'ex rettore dell'Università ed attuale deputato dell'Mpa Ferdinando Latteri e al preside della facoltà Angelo Vanella, ad altri sette tra docenti e responsabili del laboratorio di farmacia. Da anni, ha già accertato l'indagine, sostanze chimiche e residui tossici utilizzati giornalmente venivano smaltiti attraverso gli scarichi dei lavandini, senza alcuna tutela per chi in quel laboratorio studia e lavora. Adesso, dopo la denuncia dei familiari di Emanuele Patanè, alle ipotesi di reato si è aggiunta anche quella di omicidio colposo plurimo e lesioni. Per i cinque morti e i dodici ammalati che negli ultimi anni in quegli ambienti hanno vissuto.

"Quello che descrivo è un caso dannoso e ignobile di smaltimento di rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reattivi chimici potenzialmente tossici e nocivi in un edificio non idoneo a tale scopo e sprovvisto dei minimi requisiti di sicurezza".
Così Emanuele comincia le cinque pagine datate 27 ottobre 2003, tre mesi prima della sua morte. E' stato l'avvocato Santi Terranova a consegnare in Procura il tragico diario ritrovato nel computer del giovane ricercatore. Nei giorni scorsi, dopo aver sentito del sequestro del laboratorio disposto dal procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, l'anziano padre di Emanuele, Alfredo Patanè, 70 anni, si è ricordato di quelle pagine lette nel pc del figlio.
"Quel memoriale Lele lo voleva consegnare ad un avvocato per denunciare quello che accadeva lì dentro, che lì dentro si moriva - racconta - Ma l'avvocato a cui si era rivolto gli aveva detto che ci volevano dei testimoni perché contro i "baroni" dell'Università non l'avrebbe mai spuntata...". Adesso saranno i sostituti procuratori Carla Santocono e Lucio Setola a valutarne la valenza.
Emanuele evidentemente si rendeva conto delle condizioni di estremo pericolo in cui lavorava, ma la paura di perdere la sua opportunità di carriera deve averlo fatto continuare. E così particolarmente grande fu la sua amarezza quando il coordinatore del dottorato di ricerca, Giuseppe Ronsisvalle, ("nonché proprietario della facoltà di Farmacia", scrive) gli negò la borsa di studio, a lui, unico partecipante al concorso, solo perché ormai ammalato di tumore. Meglio conservare la borsa di studio per l'anno successivo per un altro studente. "Io non avevo nessuna raccomandazione - scrive Emanuele - mi chiedo come sia possibile che un concorso pubblico venga gestito in questo modo, senza nessuna trasparenza, legalità, senza nessun organo di controllo".

Lele racconta così i suoi due anni trascorsi in quel laboratorio, fino al luglio 2002, quando anche per lui arrivò la terribile diagnosi. "Durante il corso di dottorato, trascorrevo generalmente tra le otto e le nove ore al giorno in laboratorio per tutta l'intera settimana, escluso il sabato. Non c'era un sistema idoneo di aspirazione e filtrazione, c'erano odori e fumi tossici molto fastidiosi e spesso eravamo costretti ad aprire le porte in modo da fare ventilare l'ambiente". C'erano due cappe di aspirazione antiquate "quindi lavorare lì sotto era lo stesso che lavorare al di fuori di esse". "Dopo la diagnosi della mia malattia, cioè nel 2002, una di questa cappe è stata sostituita con una nuova. Le sostanze chimiche, i reattivi ed i solventi erano conservati sulle mensole, sui banconi, in un armadio sprovvisto di sistemazione di aspirazione e dentro due frigoriferi per uso domestico tutti arrugginiti. Dopo avere trascorso l'intera giornata in laboratorio avvertivo spesso mal di testa, astenia ed un sapore strano nel palato come se fossi intossicato".
Lele aveva annotato uno per uno tutti i suoi colleghi scomparsi e ammalati: "Sono tutti casi dovuti ad una situazione di grave e dannoso inquinamento del dipartimento e sicuramente non sono da imputare ad una fatale coincidenza. La mancata accortezza nello smaltimento dei rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reagenti chimici in assenza dei minimi requisiti di sicurezza ha nuociuto e potrà ancora nuocere se non verranno presi solerti provvedimenti". Ma nessuno, fino alla presentazione dell'esposto da parte dei familiari di Emanuele, si era accorto che quel laboratorio si era trasformato da anni in una fabbrica di morti.


Fonte:http://www.guidasicilia.it

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